martedì 12 ottobre 2010

12 ottobre 1967. Il contratto

In occasione del XXVI Festival Internazionale di Teatro della Biennale di Venezia,  Eduardo presentò una nuova commedia, Il Contratto, che debuttò, come unica novità italiana, al Teatro La Fenice il 12 ottobre 1967 a conclusione del festival. Fu scritta, secondo quanto ricordato da sua moglie Isabella in uno dei suoi diari, durante la loro vacanza nell'isola di Isca. Le scene ed i costumi furono affidati a Renato Guttuso mentre le musiche erano di Nino Rota.

Si tratta di una commedia di ambientazione rurale il cui protagonista è lo scaltro Geronta Sebezio. Eduardo raccontò qualche anno dopo l'origine di questo nome così particolare: «Nell'800 esisteva a Napoli un erudito filosofo che pubblicava un periodico chiamato il "Geronta Sebezio", di indirizzo progressista e perciò molto seguito da gruppi di giovani e di intellettuali. […] Ora, quando io scrissi  Il Contratto, volli dare al protagonista il nome di Geronta Sebezio che vuol dire "il vecchio (e in senso traslato il saggio) del Sebeto", volendo significare con ironia e amarezza che oggigiorno - quando l'ideale massimo dell'uomo è arraffare tutto il possibile senza curarsi del prossimo suo, quando l'attività principale dello Stato è fregare e opprimere il cittadino e la chiesa ha tradito l'insegnamento di Cristo lasciandosi coinvolgere in interessi materiali e spesso antitetici con il cristianesimo - saggio è chi si comporta come il protagonista di Il Contratto».

Geronta è un piccolo proprietario terriero, venerato dai suoi compaesani che lo considerano una sorta di santone. Ha infatti la fama di poter resuscitare i morti, fama guadagnata dopo aver riportato in vita Isidoro, considerato quasi un fratello e che ora vive insieme a lui. In realtà l'uomo, vittima di una morte apparente, viene trattato da Geronta come un servo. La casa è piena di ritratti sorridenti che gli sono stati donati dai suoi "beneficati" e che testimoniano il loro ritorno alla vita.  Geronta ha elaborato un sistema truffaldino attraverso un contratto da far firmare a coloro che desiderano essere riportati in vita e con il quale questi si impegnano ad amare i propri parenti; questo allo scopo di creare la "catena d'amore" che servirà a resuscitare il morto.
Un simile contratto è stato firmato anche da Geatano Trocina; al momento della sua morte, secondo le istruzioni lasciate dal defunto, viene chiamato immediatamente Geronta. Questi si trova di fronte ai familiari, uno contro l'altro per riuscire ad accaparrarsi l'eredità. Geronta interviene mettendoli d'accordo, intascando una parte di denaro e riuscendo a far ottenere al parente più povero della famiglia una forte somma. Sarà proprio quest'ultimo che, di fronte alla inaspettata fortuna, considererà Geronta il suo salvatore, colui che lo ha riportato in vita. Veniamo così a sapere che i ritratti esposti in casa del "santone" appartengono non ai defunti, bensì ai parenti che ricevono inaspettate fortune grazie all'intervento di Geronta. La commedia si conclude con la firma di un nuovo contratto ai danni dell'ennesimo, ignaro, futuro truffato durante un banchetto organizzato in casa di Geronta.


Rispetto alla stesura originale, durante le prove e poi anche nel corso delle repliche, Eduardo apportò diverse modifiche e tagli. Nel 1970, in occasione di una ristampa dell'edizione Einaudi, uscita nella versione originale prima della messa in scena a Venezia, Eduardo chiese di ristamparla nella edizione riveduta e corretta, offrendosi addirittura di acquistare lui stesso le ultime copie della vecchia edizione per poter accelerare la stampa di quella nuova.
Grande apprezzamento riscossero le scenografie di Guttuso, considerate quasi un elemento drammaturgico. In particolare il critico Paolo Ricci notò come queste avessero colto perfettamente «il carattere espressionista e il significato metaforico della "sgradevole" favola contadina di Eduardo». Grandi lodi vi furono anche per le prove d'attore di Eduardo e Pupella Maggio; oltre a loro fanno parte della compagnia Beniamino Maggio e giovani attori provenienti dalla Scarpettiana, come Isa Danieli e Vittorio Mezzogiorno. Qualche riserva fu invece espressa sulla commedia in sé, considerata fredda e artificiosa e con un intreccio in alcuni passaggi piuttosto macchinoso, riferendosi soprattutto al meccanismo della truffa architettato dal protagonista. Dopo il debutto a Venezia la commedia fu rappresentata a Torino, Napoli e Roma. Fu ripresa anche nelle stagioni 1968-69 e 1969-70. Fu registrata la versione televisiva, con le scene di Raimonda Gaetani, tra il 1978 ed il 1979 (le riprese furono interrotte a causa di un incidente subito da Eduardo) e fu messa in onda nel 1981.


Bibliografia
Eduardo De Filippo, Teatro, Vol. III, a cura di Paola Quarenghi e Nicola De Blasi (Mondadori - I Meridiani)
Eduardo De Filippo, Cantata dei Giorni Dispari, vol. III, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)


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