giovedì 7 gennaio 2010

7 gennaio 1946. Appaiono i "Fantasmi" di Eduardo

Il 7 gennaio 1946 la compagnia "Il teatro di Eduardo con Titina De Filippo" debuttò a Roma, al Teatro Eliseo, con la commedia "Questi fantasmi!".
In una intervista rilasciata nel 1983 al "Corriere della Sera", Eduardo racconta un episodio che gli ispirò la trama della commedia:
«C'era un vecchio con la barba che veniva a casa quando ci trovavamo tra amici perché raccontava di essere uno specialista di sedute spiritiche. Per convincermi, mi diceva che spesso, tornando a casa sua, trovava un tipo che usciva e lo salutava. Diceva di essere un fantasma. Io gli chiesi: "Lei è sposato? E sua moglie non dice nulla?" "Non se ne accorge - mi rispose - "Non lo vede". Così nacquero Questi fantasmi!».
Questa opera potrebbe avere anche un'origine legata alla storia della sua famiglia; infatti, nella sua autobiografia, Eduardo Scarpetta racconta che da bambino andò a vivere con la sua famiglia in un vecchio palazzo che il padre aveva ottenuto in affitto per una somma molto bassa, in quanto si diceva che fosse infestato da un "munaciello", uno spirito. Quando sua madre venne a sapere della leggenda, spaventata costrinse il marito ad abbandonare il palazzo.

E proprio in un antico palazzo napoletano Pasquale Lojacono andrà ad abitare un enorme appartamento che ne occupa un intero piano, pieno di stanze e di balconi che si affacciano sui quattro lati dell'edificio. Pasquale è un uomo che le ha tentate tutte per cercare di raggiungere per sé e per la giovane moglie Maria un po' di tranquillità economica, senza però riuscirvi. Per questo motivo ha accettato di andare ad abitare in questo palazzo, che si dice sia infestato dai fantasmi. Il proprietario, per riaccreditarlo, concede a Pasquale di occuparlo gratuitamente per cinque anni. Pasquale, che ha in progetto di mettere in piedi una pensione nelle tante stanze che lo compongono, in cambio dovrà fare in modo che la gente si convinca che fantasmi in quella casa non ce ne sono.
Ben presto però inizieranno a manifestarsi strane presenze che entrano ed escono dagli armadi, che al principio lasciano fiori, polli arrosto, fino ad arrivare alle somme di denaro che consentiranno a Pasquale di arredare le stanze. In realtà non si tratta di veri fantasmi ma dell'amante di Maria che, sposato a sua volta e con due figli, vuole abbandonare la sua famiglia e fuggire con la moglie di Pasquale.

Durante i tre atti della commedia e fino alla fine non è possibile stabilire se il protagonista creda realmente all'esistenza di presenze soprannaturali o faccia buon viso a cattivo gioco, approfittando della situazione per trarne vantaggio. Eduardo disse che «La forza della commedia sta in questa ambiguità»

È particolare la presentazione che l'autore fa dei vari personaggi, definiti Le anime:

Pasquale Lojacono (anima in pena)
Maria, sua moglie (anima perduta)
Alfredo Marigliano (anima irrequieta)
Armida, sua moglie (anima triste)
Silvia, 14 anni e Arturo, 12 anni, loro figli (anime innocenti)
Raffaele, portiere (anima nera)
Carmela, sua sorella (anima dannata)
Gastone Califano (anima libera)
Saverio Califano, maestro di musica e Maddalena, sua moglie (anime inutili)
Due facchini (anime condannate)
Il Professor Santanna, (anima utile, ma non compare mai)

Quest'ultimo è un personaggio straordinario e fondamentale nella commedia. La sua presentazione lo dice, non compare mai, non si vede e non si sente mai parlare. È il dirimpettaio con cui Pasquale si ritrova a parlare dal balcone nei momenti chiave della commedia.
Il professore rappresenta gli spettatori, ossia «l'occhio del mondo delegato a un dirimpettaio», come lo definì Eduardo, il quale adottò per lui una particolare soluzione scenografica, ponendo due balconi che oltrepassavano i limiti della scena, sul proscenio, al di là del quale c'è appunto il pubblico.
Nel corso della lezione inaugurale allo "Studio Internazionale dello Spettacolo di Montalcino" che tenne nel 1983, Eduardo parlò di questo personaggio




Quindi andò a recitare la celeberrima scena del caffè...


           


Confrontando l'interpretazione di questa scena con quella della versione televisiva della commedia, si riesce a comprendere come Eduardo intendesse il ruolo del professore Santanna: nella versione televisiva la recitazione è più rapida, con pause molto brevi quasi per ovviare al fatto che di fronte all'attore in realtà non c'è il pubblico; nell'interpretazione dal vivo invece il monologo-dialogo è più lento, come per lasciare al pubblico, appunto l'occhio del mondo, lo spazio per le risposte.




La commedia ebbe un grandissimo successo di pubblico e di critica e fu colto in particolare il fatto che i momenti farseschi rappresentavano in realtà l'altro lato della tragedia che veniva rappresentata. Molti anni dopo Eduardo disse: «Io non penso affatto che Questi fantasmi! sia una commedia comica. Ho sempre detto che era una tragedia ed è la tragedia moderna». Dal debutto fu poi rappresentata ogni anno fino alla stagione 1955-56 e nel 1955 fu messa in scena anche a Parigi, al teatro Sarah Bernhardt per il II Festival Internazionale d'Arte Drammatica e nel 1956, sempre a Parigi, fu messa in scena con la regia di Eduardo e con attori francesi.

Ne furono realizzate due versioni televisive, la prima nel 1956 e poi nel 1962. Venne portata in tournée in Polonia, Ungheria, Austria e Urss nel 1962 insieme a Filumena Marturano, Il Sindaco del Rione Sanità e al Berretto a sonagli. Nel 1970 fu ripresa al Teatro San Ferdinando di Napoli; nel 1981 fu rappresentata dalla compagnia di Enrico Maria Salerno, nel 1992 dalla compagnia di Luca De Filippo con la regia di Armando Pugliese e nel 2004, nuovamente con la regia di Armando Pugliese, la commedia tornò in scena con Silvio Orlando nei panni di Pasquale Lojacono.

Il critico Renzo Tian scrisse su "Il Messaggero", in occasione della ripresa nel 1971 al Teatro Eliseo di Roma: "Rileggendo il testo […] abbiamo scoperto tutta la carica di invenzione e di improvvisazione che Eduardo e i suoi attori hanno riversato nello spettacolo. Molte cose, molte battute sono cambiate: o meglio rivissute e trasformate. Perché il teatro di Eduardo è concepito, nasce e vive in funzione delle infinite vite a cui la scena lo destina. E di un Eduardo come quello che appare al balcone della casa stregata, circonfuso di luce verde e soffocato dal rantolo di terrore che miracolosamente si trasforma nel grido di allegria destinato al dirimpettaio, non avevamo visto l'eguale".


Bibliografia
Cantata dei giorni dispari, vol. I, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)
Eduardo De Filippo - Teatro, vol. II, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi (I Meridiani - Mondadori) 


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