lunedì 22 ottobre 2012

Attori in cerca di autorità

È di questi giorni la notizia che il prefetto di Napoli ha redarguito un sacerdote di Caivano, noto per il suo impegno contro i clan che gestiscono il traffico di rifiuti tossici, per essersi rivolto al prefetto di Caserta chiamandola "signora". Non ho potuto fare a meno di andarmi a rileggere questo dialogo da "L'arte della commedia", tra il capocomico Oreste Campese ed il Prefetto De Caro.


DE CARO  (impaziente) Campese, allora che vuole? Si sbrighi, non mi faccia perdere tempo.
CAMPESE   abbiamo messo su un lavoro nuovo, scritto da mio figlio e da Gualtiero mio genero: «Occhio al buco della serratura». Invece di raccontare una sola vicenda che a volte si stiracchia per tre atti, hanno pensato di raccontarne quindici, brevemente, e indipendentemente l'una dall'altra. Quindici casi insoliti che al finale della rappresentazione danno al pubblico l'impressione di avere sorpreso l'intimità di quindici famiglie mettendo l'occhio al «Buco della serratura» per quindici volte.
DE CARO   Ah, interessante.
[...]
CAMPESE   [...] Ognuno di noi ha dai dodici ai quindici travestimenti. Ci trucchiamo, alteriamo le voci, diventiamo grassi, magri, grossi, gobbi... abbiamo salvato la cassetta dei trucchi... e in sole due ore di spettacolo.
DE CARO   Allora?
CAMPESE   Se Vostra Eccellenza volesse onorare con la sua presenza lo spettacolo di domani sera, io e i miei compagni gliene saremmo riconoscenti per tutta la vita. L'annuncio soltanto metterebbe a rumore il paese: «Con l'intervento della massima autorità, Sua Eccellenza il Prefetto». Dalla ribalta io le rivolgerei un indirizzo di omaggio...
DE CARO   (impermalitosi) Io le risponderei dal palco...
CAMPESE   Garantisco un teatro gremito. E così parto con i soldi miei...
DE CARO   Campese, lei è pazzo. Mi sono accorto della sua pazzia, poco fa, mentre mi parlava sui problemi del teatro. Se ne vada e si accontenti di quel che le dico. Ho delle responsabilità, ho da pensare a fatti seri, che riguardano il mio ufficio; non ho tempo per assistere alle sue... (Si ferma in tempo, sbuffa, poi risolve) Sì... alle sue rappresentazioni.
CAMPESE   Voleva dire un'altra cosa, Eccellenza.
DE CARO   (scattando) Alle sue buffonate! Va bene? Contento?
CAMPESE   Ma non sono buffonate. Si tratta di fatti veri, casi crudeli, tragici, grotteschi, accaduti sul serio, raccolti e annotati da Gualtiero e Filippo durante le nostre peregrinazioni per i paesi, per le montagne...
DE CARO   Caro lei, sono a contatto della verità in ogni ora del giorno. Si ricordi che si trova di fronte al Prefetto. Non ho bisogno di mettere «l'occhio al buco della serratura».
CAMPESE   Capisco. Sono centinaia i casi umani da risolvere che passano dalle sue mani, ma le «serrature» sono a milioni in questo mondo. E allora le quindici del mio spettacolo potrebbero essere utili alle autorità.
DE CARO   Campese, lo sa che se ne deve andare, perché sto perdendo la pazienza? [...] Non ho tempo di andare a teatro... [...] Tenga il suo foglio di via e buona fortuna.
CAMPESE   Ma non sono venuto per chiedere l'elemosina.
DE CARO   Esca subito! Giacomo, mi sbarazzi di questo signore.
[...]
CAMPESE   Non merito di essere messo alla porta, perché non ho offeso nessuno, tanto meno il signor Prefetto.
DE CARO   Ha osato insultarmi, proponendomi di andare a teatro a fare lo specchietto per le allodole...
CAMPESE   No, Eccellenza.
DE CARO   (autoritario) Stia zitto! (rivolto a Giacomo) Ha parlato sempre lui, mi ha riempito la testa di frottole e bischerate sentenziando, pontificando... l'istrione lo faccia sul teatro e non qua sopra.
GIACOMO   (prende sul tavolo un foglio e lo consegna a Campese) Se ne vada. Questo è il foglio di via, ci pensi bene sopra.
CAMPESE   (scorrendo il foglio, si accorge che Giacomo, per la fretta, si è sbagliato e gli ha dato l'elenco delle persone che hanno chiesto udienza a Sua Eccellenza) Non se la prenda, Eccellenza, me ne vado. Sua Eccellenza avrà molto da fare oggi. Fra un paio d'ore, davanti al suo tavolo, comincerà a sfilare l'umanità. Su quella sedia, dove ho avuto l'onore di sedere io poco fa, prenderanno posto a turno (consultando furtivamente il foglio che ha in mano) un medico condotto, un parroco... una maestra comunale... [...] Capisco che tutte queste persone verranno per chiedere consigli, conforti, aiuti, sussidi... (Come colpito da una idea venutagli in mente, lì per lì) E se su quella sedia, Eccellenza, uno alla volta, venissero a prendere posto pure i miei attori?
DE CARO   (fuori di sé) Campese, non mi scocci più. Se si presenta uno dei suoi comici, lo metto alla porta.
CAMPESE   E come farebbe a riconoscerlo? Noi altri sappiamo fingere alla perfezione... diventiamo alti, bassi, gobbi, grassi... Abbiamo salvato la cassetta dei trucchi, e non siamo più gli istrioni di un tempo che improvvisavano la commedia dell'arte, abbiamo imparato ormai a recitare con arte la commedia.
DE CARO   Il primo saltimbanco, guitto, suo collega, che si permetterà di mettere il piede nel mio ufficio, lo faccio arrestare.
CAMPESE   Non lo riconoscerebbe, Eccellenza, e rischierebbe di mettere in prigione un vero parroco.
DE CARO   Li mandi pure questi «Personaggi in cerca di autore», troveranno buona accoglienza...
CAMPESE   No, Eccellenza, Pirandello non c'entra niente: noi non abbiamo trattato il tema dell'«essere e del parere». Se mi deciderò a mandare i miei attori qua sopra, lo farò allo scopo di stabilire se il teatro svolge una funzione utile al proprio paese o no. Non saranno personaggi in cerca d'autore ma attori in cerca di autorità. La saluto, Eccellenza, buona giornata e stia attento. (Esce)


Da "L'arte della commedia", primo tempo, pagg. 265-267)
(Cantata dei giorni dispari, vol III, a cura di A. Barsotti, Einaudi)


Leggi la scheda della commedia
8 gennaio 1965. L'arte della commedia

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