giovedì 14 giugno 2012

Bene mio e core mio

Per la stagione teatrale 1955-56 Eduardo presenta la novità Bene mio e core mio, commedia nella quale ripropone temi legati ai conflitti che si sviluppano all’interno della famiglia, in questo caso rappresentata da una coppia di fratello e sorella. Il titolo è mutuato da un’espressione tipicamente napoletana che lo stesso Eduardo spiegherà in una nota di regia inclusa nel programma di sala. L’espressione sta ad indicare i torti che in maniera inaspettata si subiscono, ad opera di familiari, per motivi di interesse mascherati da affetto disinteressato. Nella presentazione della edizione televisiva della commedia Eduardo aggiunse che «[…] noi vediamo tutti i raggiri, […] tutti i mezzi, tutti i sotterfugi che usano questi familiari per fare i propri interessi. È un gioco, una girandola. È una commedia abbastanza cattivella».

Protagonisti sono Lorenzo Savastano, un restauratore i quadri antichi, e sua sorella Chiarina. Entrambi non sposati, lui intorno ai cinquant’anni, lei passati da poco i quaranta, abitano nella grande casa appartenuta ai genitori ormai defunti,  riccamente arredata e portata avanti con estrema dedizione da Chiarina. La loro tranquilla quotidianità viene sconvolta nel momento in cui Lorenzo decide di apportare dei cambiamenti nell'appartamento. Chiarina sospetta che suo fratello abbia intenzione di sposarsi e di conseguenza intravede per se stessa un futuro di solitudine, non più padrona ma ospite nella sua stessa casa. Di fronte alla reazione estrema della sorella, che minaccia di gettarsi dalla finestra, Lorenzo prende la decisione di accettare un lavoro in America.

Durante i mesi della sua assenza la donna intreccia una relazione con il verduraio Filuccio, un giovane sveglio e dal carattere aperto che fa breccia nel cuore della triste Chiarina. La donna rimane incinta e teme la reazione di Lorenzo, che ha annunciato il suo ritorno a casa. I suoi timori tuttavia svaniscono quando si rende conto che suo fratello ha accolto con serenità la notizia. Filuccio dal canto suo dichiara di essere intenzionato a sposare Chiarina. Nel momento in cui si affrontano le questioni pratiche legate al prossimo matrimonio, Lorenzo inizia a sospettare che le intenzioni del giovane non siano del tutto disinteressate.
Filuccio infatti chiede a Lorenzo di donargli un appartamento con annesso magazzino, nel quale avrebbe intenzione di avviare un'attività in proprio. Per garantire la sua buona fede poi precisa che desidera che queste proprietà vengano intestate a sua madre Virginia, "'a vicchiarella", la quale vive reclusa tra casa e chiesa nel ricordo del marito e prendendosi cura di Pasqualino, fratello di Filuccio che pur essendo più grande di lui ha le capacità intellettive di un bambino di dieci anni. Lorenzo non intende accettare questa richiesta ma, quando Filuccio afferma che in ogni caso non rinuncerà a sposare Chiarina, promette che dopo il matrimonio e la nascita del bambino donerà loro l'appartamento ed il magazzino; nel frattempo gli sposi possono rimanere a vivere nella casa dei Savastano. Questa soluzione sembra soddisfare tutti ma, inaspettatamente, si presenta in casa "'a vicchiarella". Sarà grande la sorpresa di Lorenzo nel trovarsi di fronte una signora giovane e bella, sposata in seconde nozze dal padre di Filuccio.

Dopo alcuni mesi Chiarina e Filuccio, sposati e divenuti ormai genitori si stanno trasferendo nell'appartamento promesso loro da Lorenzo. Questi, grazie all'ingenuità di Pasqualino, apprende che Filuccio riesce a manovrare Virginia sfruttando la credulità della donna, convinta che il suo defunto marito le parli di notte attraverso Filuccio stesso, inducendola quindi a condurre una vita ritirata e senza contatti con l'esterno. Quando Lorenzo con un pretesto riesce a rimanere solo con lei, apprende che la donna è molto ricca ed ha intestate tutte le numerose proprietà della famiglia. Riesce quindi a convincerla a non credere più ai sotterfugi di Filuccio e, con grande semplicità, le chiede di sposarlo. Virginia, con altrettanta semplicità, accetta la proposta. Quando Chiarina e Filuccio, in procinto di trasferirsi nella nuova casa, si recano da Lorenzo per salutarlo, questi annuncia di voler tenere fede alla promessa fatta e che quindi regalerà loro l'appartamento, intestandolo a Virginia. I due promettono che andranno spesso a trovarlo ora che rimarrà solo nella sua grande casa. Lorenzo tuttavia li rassicura, annunciando le sue prossime nozze con Virginia. La tela cala sullo sbigottimento dei due che si ritrovano gabbati dalle loro stesse trame.

Alcuni dei personaggi della commedia richiamano figure tradizionali del teatro napoletano, come ad esempio Pasqualino, il fratello di Filuccio che a dieci anni “era già deficiente” e che può essere identificato con lo “scemulillo”, oppure Pummarola, l’uomo di fatica che ricorda Pulcinella, per finire con lo zio Gaetano, una sorta di guappo  chiamato a fare da mediatore nella definizione degli accordi per il matrimonio. Eduardo inoltre fa un riferimento esplicito alla Commedia dell’Arte nella didascalia di una delle scene del secondo atto che descrive uno scambio di sguardi carichi di sottintesi tra i quattro personaggi riuniti intorno ad un tavolo, sguardi «che soltanto i comici dialettali veri e soli eredi della Commedia dell’Arte d’ogni tempo, hanno la facoltà miracolosa di intendere, fare intendere e condurre nella finzione scenica, con controllo avveduto del gesto e sorveglianza precisa di misura».

Come spesso accade nelle sue commedie, Eduardo lascia allo spettatore il dubbio se i suoi protagonisti siano del tutto in malafede o se invece, in fondo, agiscano almeno parzialmente in maniera sincera.

Il debutto avvenne al Teatro Eliseo di Roma l’11 novembre 1955. Il pubblico accolse il lavoro con favore e anche da parte della critica furono espressi giudizi nel complesso positivi. Come sempre vennero lodate sia la regia che gli attori, con Eduardo nei panni di Lorenzo, Dolores Palumbo in quelli di Chiarina, Nino Veglia interprete di Filuccio, Ugo D’Alessio di Pummarola e Luisa Conte nel ruolo di Virginia. Furono tuttavia diversi i critici che non apprezzarono il terzo atto, considerato disomogeneo rispetto ai primi due per la conclusione ritenuta troppo macchinosa rispetto all’andamento più lineare della parte iniziale. Nelle stagioni successive la commedia non fu riproposta ma Eduardo la incluse nel 1964 nel secondo ciclo di suoi lavori registrati per la televisione, affidando la parte di Chiarina ad Anna Miserocchi, un’attrice non napoletana, mentre Filuccio era interpretato da Carlo Giuffré e Virginia nuovamente da Luisa Conte. Nel 1983 Eduardo ne curò la regia per la compagnia di Isa Danieli, apportando in quella occasione delle modifiche, soprattutto nel finale, in cui svela in maniera più evidente il carattere opportunista di Filuccio. Nel 2005 la commedia fu messa in scena dalla compagnia di Fabio Gravina nella sua versione originale.


Bibliografia
Cantata dei giorni dispari, vol. II, a cura di Anna Barsotti (Einaudi)
Eduardo De Filippo - Teatro, vol. III, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi (I Meridiani - Mondadori)



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