domenica 31 ottobre 2010

L'ultimo dei suoi silenzi


«Eduardo è entrato nell'ultimo dei suoi silenzi: ha prolungato e reso definitivo uno dei lunghi silenzi parlanti per mezzo dei quali, sulla scena e fuori della scena, parlava senza parole. Dobbiamo per forza pensare così, se vogliamo vincere la irragionevole ma incoercibile convinzione che Eduardo c'è ancora, non può non esserci, e che di lui possiamo ancora parlare al tempo presente: dobbiamo pensare che sia entrato nel silenzio infinito che si carica di infiniti significati e infinite parole. [...] E anche adesso, nel grande silenzio dilatato che è sceso su di noi, ci ostiniamo a pensare che Eduardo ci parli ancora. Che ci sia un dopo-Eduardo, come tante volte si è immaginato. Che prima o poi Eduardo faccia il miracolo di farci arrivare una di quelle commedie alle quali andava pensando da tempo e delle quali aveva depositato i titoli allusivi come Angela Pace, Teresa Triunfo, Pare brutto, È nata la fine. Sappiamo per certo che, nel silenzio di Eduardo attore, sentiremo ancora parlare la sua voce. Quella di scena, che verrà a ricordarci in cento lingue quale fosse la "grande magia" di colui che sapeva distillare o abolire le parole. Quella fuori di scena, che continuerà a pungolarci e a tenerci compagnia con i pensieri più semplici. Come quello che Eduardo amava ripetere: "Ognuno si fa i fatti suoi e basta. Anche da questo vengono i mali che affliggono il mondo". Con le riflessioni più lineari, come quella che ricordava che "il teatro è fantasia". Con la poesia che egli più volentieri recitava quando il pubblico lo assillava di richieste. Al primo verso diceva: "'I vulisse truvà pace". E al secondo, dopo una breve pausa: "Una pace senza morte"».

(Renzo Tian, Il Messaggero, 2 novembre 1984)



EDUARDO
24 maggio 1900 - 31 ottobre 1984


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