sabato 30 ottobre 2010

30 ottobre 1948. La grande magia

La grande magia  fu scritta da Eduardo probabilmente nel 1947, subito dopo i trionfi ottenuti da Filumena Marturano e prima di portare in scena Le bugie con le gambe lunghe. La prima lettura fu fatta per gli allievi dell'Accademia di Arte Drammatica. Il debutto avvenne al Teatro Verdi di Trieste il 30 ottobre 1948. Per questa commedia Eduardo aveva scritto una parte per la sorella Titina, quella della moglie del prestigiatore Otto Marvuglia. A causa però delle sue precarie condizioni di salute, fu costretto a sostituirla fin dalla prima rappresentazione con Vittoria Crispo, che recitava anche un'altra parte, quella della madre del protagonista, Calogero Di Spelta.

Calogero e sua moglie Marta sono una coppia borghese in vacanza in un albergo affacciato sul mare. Una sera sulla terrazza si svolge uno spettacolo di intrattenimento per gli ospiti della pensione che vede protagonista Otto Marvuglia, professore di scienze occulte, celebre illusionista: suggestione e trasmissione del pensiero. Calogero è un marito gelosissimo, tanto da essere deriso anche dagli altri ospiti dell'albergo per questa ragione. Durante un numero dello spettacolo il prestigiatore fa scomparire Marta dentro un sarcofago.  In realtà la donna fugge su un motoscafo che la attendeva e su cui si trovava il suo amante Mariano. Questi in precedenza aveva pagato Otto per ottenere la sua complicità e favorire la fuga della donna. Quando Calogero chiede al prestigiatore di far riapparire Marta, Otto gli consegna una scatola, nella quale sostiene vi sia contenuta sua moglie. Soltanto se lui la aprirà credendo fermamente alla fedeltà di Marta, potrà riabbracciarla. Calogero prende la scatola, senza tuttavia aprirla. Dopo quattro anni Marta ritorna a casa. Otto cerca di convincere Calogero che l'esperimento è finito e la fa "riapparire" ma lei racconta la verità a suo marito. L'uomo preferisce però rimanere nella sua illusione e la caccia via, tenendo con sé la scatola ancora chiusa.

CALOGERO: […] Chiusa! Chiusa! Non guardarci dentro. Tienila con te ben chiusa, e cammina. Il terzo occhio ti accompagna… e forse troverai il tesoro ai piedi dell'arcobaleno, se la porterai con te ben chiusa, sempre! (Rimane estatico nel gesto e fermo nella sua illusione che ormai è la sua certezza).

In questo testo Eduardo non ricorre al dialetto e per il ruolo di Otto Marvuglia  aveva pensato ad un attore in lingua come Ruggero Ruggeri o addirittura, sembra, ad Orson Welles. Queste collaborazioni tuttavia non andarono a buon fine e per il debutto ad impersonare l'illusionista fu Amedeo Girard, un attore che aveva lavorato con i fratelli De Filippo negli anni Trenta, mentre Eduardo interpretò il ruolo di Calogero. Tornano in questa commedia temi già affrontati agli inizi della sua carriera: l'intrigo amoroso che coinvolge una compagnia teatrale piuttosto male in arnese di Uomo e Galantuomo, il personaggio di Otto che ricorda molto il povero illusionista Sik-Sik. Ma soprattutto viene affrontato il tema del rapporto fra la realtà e l'illusione, come lo stesso Eduardo dichiarò alla rivista "Il Dramma", che pubblicò la commedia:«Questo ho voluto dire. Che la vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall'illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede. Ed ho voluto dire che ogni destino è legato ad altri destini in un gioco eterno: un gioco del quale non ci è dato di scorgere se non particolari irrilevanti». Si trovano in questo lavoro anche elementi di metateatro poiché Eduardo affronta il rapporto tra il mondo del teatro e quello degli spettatori, rappresentando i confini fra queste due realtà. Come in Questi fantasmi!, adotta una soluzione scenografica che coinvolge direttamente il pubblico, trasformato in questa occasione nel mare su cui si affaccia la terrazza dell'albergo e che viene "solcato" dal motoscafo su cui fuggono i due amanti.

Con questo lavoro Eduardo volle sperimentare, allontanandosi dallo stile che fondeva la tradizione del teatro napoletano con il realismo e la cronaca e abbandonando il dialetto, proprio quando, con Napoli milionaria!Questi fantasmi! e Filumena Marturano i suoi testi in dialetto venivano riconosciuti come drammaturgia nazionale. Sia il pubblico che la critica accolsero piuttosto freddamente questo nuovo lavoro di Eduardo. Corrado Alvaro fu tra coloro che apprezzarono il carattere sperimentale della commedia, pur non apprezzando il fatto di aver abbandonato il dialetto. Altri lo accusarono di aver attinto troppo a Pirandello, di non essere riuscito ad equilibrare gli spunti comici con quelli drammatici. La commedia fu ben presto tolta di scena. Ne venne realizzata la versione televisiva nel 1964. Nel maggio 1985, pochi mesi dopo la morte di Eduardo, il testo fu messo in scena al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Giorgio Strehler e con Franco Parenti nei panni di Calogero. Questa edizione ebbe grande fortuna e fu portata anche all'estero, in Canada, a Mosca ed a Parigi dove riscosse un grandissimo successo.

Bibliografia
Eduardo De Filippo, Teatro, Vol. II, a cura di Paola Quarenghi e Nicola De Blasi (Mondadori - I Meridiani)



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