giovedì 3 giugno 2010

"Come se niente fosse"

«Ieri sera Eduardo De Filippo, col suo cuore a transistor, è tornato al palcoscenico dell'Eliseo e ha ricominciato a recitare come se niente fosse davanti a un pubblico che spesso ha cercato di non applaudirlo per non procurargli un'emozione violenta. [...] Il pubblico sentiva, intuiva che all'attore, al cuore dell'attore, al gran cuore di Eduardo doveva essere evitata l'emotiva violenza insita, scaturente da applausi troppo scroscianti. Ma non sempre riusciva a frenarsi. Eduardo era lì di nuovo sotto le luci della ribalta, vispo, arzillo, bravo come sempre, padrone di quel suo volto scavato, che esprimeva soltanto ciò  che l'attore gli permetteva di esprimere e sul quale l'arte, a comando, può cancellare persino i segni dell'umana sofferenza.
Stette per quasi tutto il primo tempo in piedi monologando col pubblico degli "esami che non finiscono mai". Ebbe un mezzo sorrisetto ironico, quando una battuta del copione parlò di "mal di cuore", e scosse la testa come a scacciare un fugace pensiero. Eduardo ammiccava come soltanto lui sa fare, ma non tutte quelle contrazioni che apparivano sul volto mobilissimo erano destinate al pubblico. Certi ammiccamenti erano rivolti a se stesso, come conferme di una serata che lui già sapeva sarebbe andata così, una serata tutto cuore, accettata come una scelta di vita dall'attore, con predominio sull'uomo e le sue ansie e le sue angoscie. A un dato momento del secondo tempo [...] si ebbe la sensazione che l'esame più grosso, più difficile, anche più drammatico, era quello che Eduardo affrontava minimizzando di fronte al pubblico la sua sofferta infermità, non facendola mai pesare, muovendosi nel miglior stile napoletano del "Come se niente fosse"».
(Nino Longanesi, Il Messaggero, Roma 28 marzo 1974)
Da Eduardo, Fiorenza Di Franco, Gremese Editore (1983)

Nel 1974, durante le rappresentazioni della commedia Gli esami non finiscono mai al Teatro Eliseo di Roma, Eduardo ebbe delle brevi perdite di coscienza che lo costrinsero ad operarsi per l'applicazione un pace-maker. Fu lui stesso ad annunciarlo al pubblico ed agli attori della compagnia alla fine dell'ultima rappresentazione che si svolse il 3 marzo. Il 24 marzo tornò in palcoscenico e proseguì le recite per altre quattro settimane.


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