martedì 17 novembre 2009

Pomeriggio con il mito

Questa sera a Roma, nel foyer del Teatro Argentina, c'è stata la presentazione della biografia di Eduardo scritta da Maurizio Giammusso. Sono andata, nonostante domani abbia un altro "appuntamento" all'Argentina (tornerò a vedere Filumena) e nonostante i ragazzini, il lavoro e tutto il resto. Ma poi mi sono detta che se avessi rinunciato me ne sarei pentita perché in fondo sono anni che leggo libri, che mi documento, che guardo e riguardo i DVD, insomma è la mia grande passione.


La presentazione era prevista per le 18 ed era preannunciata la presenza dell'autore e di Luca De Filippo. Sono arrivata ben presto, alle 17.40 sono entrata nel foyer del teatro dove tutto era ovviamente già pronto per l'incontro. C'era ancora pochissima gente ed ho potuto scegliere un posto come si deve, in seconda fila. Mentre aspettavo ho avuto modo di osservare i partecipanti, ero molto curiosa di vedere che tipo di persone sarebbero state presenti. C'era qualche distinta signora un po' avanti in età, qualche "addetto ai lavori", giornalisti inviati per scrivere forse una recensione, un paio di tizi dall'aria intellettuale che con molto distacco si aggiravano nella sala in attesa dell'inizio, qualche giovane attore. Alle 18 in punto hanno fatto il loro ingresso Maurizio Giammusso, una responsabile del Teatro Argentina di cui ora mi sfugge il nome, Luca De Filippo e, a sorpresa, Lina Sastri.

Si è ovviamente parlato del volume, una ristampa dell'editore Minimum fax del libro pubblicato la prima volta nel 1993. Un lavoro molto ben fatto che io avevo letto all'epoca della sua prima uscita, completo, interessantissimo, molto ben documentato. Quello che naturalmente mi ha affascinato sono stati gli interventi di Luca De Filippo. Sembra essere una persona molto schiva; quando sono entrati nella sala è apparso quasi un po' intimidito. Anche lui ha parlato del libro e poi, inevitabilmente, di suo padre, sempre in maniera molto misurata ma allo stesso tempo appassionata. Ha parlato del rapporto non proprio idilliaco che Eduardo ebbe in vita con biografi e biografie ed ha improvvisato una strofa della poesia"'A matassa", che sembra riferirsi proprio a questo. Giammusso ha ricordato il suo primo ed unico incontro con il grande drammaturgo. Era allora  inviato alle prime armi per un giornale ad una manifestazione a cui partecipava anche Eduardo. Giammusso, nella sua ingenuità ed inesperienza, taccuino alla mano lo avvicinò, chiedendogli se poteva intervistarlo. Eduardo si voltò lentamente, lo guardò e gli disse: «Grazie, quando voglio incontrare i giornalisti li chiamo io». Solo a distanza di anni, ha spiegato, si è reso conto che certi personaggi, quasi delle leggende viventi, vanno avvicinati senza improvvisazione, con il giusto rispetto e la dovuta professionalità che meritano.
Tra le tante cose dette da Luca De Filippo, una mi è rimasta nella mente: un giornalista gli ha fatto una domanda a proposito delle regie di Eduardo confrontate con quelle dei registi che hanno rappresentato in seguito le sue commedie. Lui ha risposto che, ovviamente, è impensabile fare dei paragoni, ogni testo viene in qualche modo plasmato e reinterpretato dal regista che lo mette in scena. Per quanto riguarda suo padre, ha ricordato di come fosse convinto che «il pubblico che va a teatro non è tenuto ad essere un intellettuale» e questa è stata senz'altro la cifra stilistica delle sue regie e forse, aggiungo io, il motivo per cui è riuscito a penetrare così a fondo nell'anima della gente.

Sono state poste altre domande e non poteva mancare unevergreen, vale a dire: ma Eduardo, che aveva fama di essere un personaggio dal carattere difficile e spigoloso, che padre è stato? Mi piacerebbe sapere quante volte ha dovuto rispondere a questa domanda... Ha sorriso e innanzitutto ha detto che è stato un buon padre, non fosse altro perché è stato l'unico con cui abbia avuto a che fare. Facendosi un po' più serio ha poi raccontato di aver avuto un'infanzia molto felice con la sua famiglia fino a quando, a circa dodici anni, non morì sua sorella minore e dopo un paio d'anni sua madre. Da quel momento, poiché suo padre era quasi sempre lontano («non poteva fare altrimenti») lui visse praticamente insieme alla sua governante. Questo fino a quando, finiti gli studi superiori, decise di seguire suo padre nella vita del teatro. Da allora, ha detto, hanno recuperato il tempo perduto, prendendo uno dall'altro il meglio delle rispettive età. Ha detto che era un uomo che viveva i sentimenti in maniera molto forte, lo ha definito nei suoi confronti anche geloso. Ha concluso confermando che è stato davvero un ottimo padre e, ridendo sotto i baffi e indicandosi, ha aggiunto «visto anche il risultato...». Qualcuno ha ricordato il discorso di Taormina in cui Eduardo disse che la vita del teatro era caratterizzata dal gelo. Luca ha detto che sicuramente suo padre ha vissuto anche momenti di grande solitudine, aggiungendo che, per sua stessa esperienza, trascorrendo otto mesi l'anno lontano da casa, l'attore soffre di solitudine, perde i figli, la famiglia, tutto...

Altra domanda è stata sul rapporto di Eduardo con la fede. In questo caso Luca ha risposto di non essere in grado di dare una risposta ma senz'altro suo padre, anche per tradizione familiare, aveva una sua spiritualità, che sicuramente emerge dalle sue commedie. Accanto a questo ha ricordato però anche una sua visione tutto sommato piuttosto laica della vita, citando quello che Eduardo disse a proposito della nascita e della morte: la nascita per l'uomo rappresenta non un punto di partenza bensì un punto di arrivo, il suo arrivo su questa terra, mentre la morte è il suo punto di partenza e cioè il punto di partenza per tutti quelli che verranno dopo e che potranno fare tesoro dell'eredità lasciata da coloro che muoiono. 

Confesso che mi ha impressionato vederlo dal vivo e sentirlo raccontare, non posso fare a meno di pensare che mi trovo di fronte ad un pezzo di mito perché ha nel suo DNA una parte di storia del teatro.

È stato molto interessante anche sentir parlare Lina Sastri, grande interprete di Filumena, che ha ricordato il percorso di "avvicinamento" che dovette fare Titina, prima di impossessarsi definitivamente di questo straordinario personaggio. Rispondendo ad una domanda ha poi ricordato i suoi primi lavori con Eduardo, di quando lui le scrisse appositamente una battuta ne "Gli esami non finiscono mai" in cui lei interpretava la parte di una cameriera, per darle l'opportunità di dire anche lei qualcosa nella commedia.


Alla fine dell'incontro, dopo circa un'ora, come di prammatica, i presenti si sono assiepati intorno ai protagonisti per un saluto, un autografo o una dedica sul libro, per fare una foto insieme. Avrei voluto anche io buttarmi e andare a stringergli la mano e dirgli quanto non mi stanchi mai di approfondire, leggere, sapere sempre di più su questo grande uomo, dirgli delle emozioni forti che provo quando guardo le commedie, e tanto altro. Ma temendo di fare la figura della stupida, ho fatto i complimenti a Lina Sastri e l'ho ringraziata per la sua interpretazione, sono rimasta un po' tra la folla, ho scattato un paio di foto  e poi, quando se ne sono andati, mi sono avviata all'uscita. L'ho rincontrato sulle scale, era in compagnia di Marilù Prati, attrice che ha lavorato con Eduardo e siamo praticamente usciti insieme dal teatro. Come la "groupie"  di una rockstar avrei voluto seguirlo ma poi, fortunatamente, ha prevalso il buon senso. Non ho più l'età per fare queste cose...  Ma l'emozione è stata forte e sono veramente contenta di essere andata. 
Domani grande serata con Filumena...

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